Sante chiamate a diventare ciò che siamo
Maria del m. Carmelo con i santi della Famiglia Carmelitana
Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’ esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1).
(papa Francesco, esortaz. Apost. Gaudete et Exultate, 1)
Gesù Cristo è il modello supremo di comunione con il Padre e i fratelli. Nel suo vangelo scopriamo il suo volto umano e impariamo a seguirlo e imitarlo, per divenire “sante come lui è santo”. A loro volta, Maria e i santi incarnano alcuni aspetti del volto di Cristo, per noi particolarmente significativi, in quanto illuminano il nostro impegno di vivere il carisma.
I santi del Carmelo: punti di riferimento nel cammino
I nostri Fondatori, madre M. Crocifissa e padre Lorenzo, che per noi sono madre e padre nella vocazione, hanno avuto e proposto come punti di riferimento nel cammino quotidiano di santità i modelli della spiritualità carmelitana: Gesù Cristo, la vergine Maria e il profeta Elia, aggiungendovi s. Teresa di Gesù bambino. Alla loro scuola dei Fondatori, inoltre, consideriamo nostri maestri di vita nello Spirito Teresa d’Avila, Giovanni della Croce e Maria Maddalena de’ Pazzi e gli altri campioni di vita cristiana che il Carmelo ha donato alla Chiesa nella sua lunga storia, a cominciare da Giuseppe di Nazaret, protettore speciale del Carmelo.
La Famiglia carmelitana, nell’ultimo secolo, ha offerto alla Chiesa una grande e varia ricchezza di santità. Noi, forti dell’amore pieno di slancio che i nostri Fondatori hanno nutrito verso ogni realtà del Carmelo e della Chiesa del loro tempo, facciamo riferimento anche ad alcuni Carmelitani che sono stati recentemente messi in onore dalla Chiesa, martiri e confessori della fede, missionari e mistici: Teresa Benedetta della Croce, Teresa di Gesù di Los Andes, Elisabetta della Trinità, Tito Brandsma e Isidoro Bakanja.
Guardando a questi “fari” pieni di luce, ci sentiamo spinte a incarnare con crescente fedeltà a Dio e al nostro tempo il carisma carmelitano che ci è stato donato, per collaborare con crescente gioia ed efficacia all’incremento del regno di Dio.
Maria di Nazaret
icona della beata vergine Maria del monte Carmelo venerata nel Santuario del Carmine maggiore in Napoli
Maria è la donna che si lascia trasformare dallo Spirito santo. Nostra sorella, la Vergine di Nazaret è pellegrina nella fede e nell’amore ed è il segno “di ciò che noi desideriamo essere nella Chiesa” per “generare” Dio nel mondo di oggi: modello di ascolto e accoglienza della Parola di Dio, di docilità all’azione dello Spirito, di adesione alla volontà del Padre, di servizio fraterno. Ella c’insegna a cercare e riconoscere la presenza di Dio nel quotidiano, a essere forti nella sofferenza e a gioire con i nostri fratelli. È lei l’ardente profeta capace di vedere e proclamare le “grandi cose” che Dio ha fatto ed è lei, piena dello Spirito santo, che rende presente il Figlio in mezzo alla comunità ecclesiale prima della Pentecoste.
Pellegrine come lei, portiamo agli altri la gioia dell’annuncio cristiano e della solidarietà del buon samaritano, custodendo nel cuore la Parola e crescendo nella fede ogni giorno. Come ogni Carmelitano e Carmelitana, viviamo perciò un rapporto intimo e familiare con lei, la “tenera Madre” e sorella nostra.
Elia profeta
Guardiamo Elia come l’uomo che cammina sempre “alla presenza del Dio vivente”, il profeta pieno di zelo per l’unico vero Dio, pronto a servirlo e a eseguire le sue parole. È il profeta che sfida i profeti di Baal, che provoca il Popolo a scegliere di orientare con chiarezza la propria esistenza solo verso il Signore, sempre attento al grido del povero e assetato di giustizia.
Egli è per noi il prototipo dei mistici, è il profeta intento a cantare e a insegnare le lodi di Dio alla comunità dei suoi seguaci; il difensore dei diritti di Dio e il campione della difesa degli ultimi. Dunque, la nostra vocazione, come quella di Elia, dev’essere una testimonianza profetica, nell’impegno a difendere i diritti del nostro Dio e degli ultimi della nostra società, prolungando nel nostro tempo i valori che la figura di questo insigne profeta, venerato come “padre dell’ordine Carmelitano”, irradia tutt’oggi.
Teresa di Lisieux
fotografia di s. Teresa del 7 giugno 1897, “Teresa e le immagini” del suo nome: Gesù bambino e il Volto santo
I nostri Fondatori, guidati dallo Spirito, ci hanno proposto continuamente s. Teresa di Gesù bambino e del Volto santo come modello di vita consacrata, di spiritualità e di zelo missionario.
“La piccola Teresa” (come amava firmare le proprie lettere della maturità) ha conosciuto con chiarezza la propria povertà, le debolezze, l’incapacità di compiere da sola anche un singolo passo verso il compimento dei progetti di Dio su di lei. Per questo si è totalmente appoggiata al Padre e ha sperimentato la sua misericordia, imparando a porre in lui una fiducia illimitata.
La giovane santa di Lisieux ha scoperto nell’amore, un amore forte e maturo, la propria vocazione e ha fatto di questa vocazione la propria missione: così ha amato Dio che è al di sopra di ogni altra cosa e le persone che aveva accanto, allo stesso modo di quelle che si trovavano in tutte le parti del mondo, perché le sapeva amate dal Dio che è Padre “ricco di misericordia”. Per tutti Teresa ha desiderato la stessa gioia che sperimentava, pur nel dolore angoscioso della malattia e della notte della fede. Per questo ha desiderato di essere missionaria e ha accompagnato spiritualmente i missionari che annunciavano il Vangelo in terre lontane. Per questo è venerata nella Chiesa come patrona delle missioni.
I Fondatori ci hanno indicato Teresa come maestra di vita, modello di carità e “apostola degli apostoli”; hanno voluto che la nostra via fosse la “piccola via” o “via dei piccoli”, che nasce dall’ esperienza di un Dio che ci ama di un amore eterno e desidera solo la nostra felicità, che è “più tenero di una madre”. È la via di chi non presume di meritare o di potere nulla; di chi rinuncia alla stessa santità, ai propri sacrifici come modo per dare soddisfazione a se stessa. Felice perfino di cadere, “perché può sperimentare ancora più la sconfinata misericordia di Dio”. È una via che sfida ogni giorno il “sistema complicato” del nostro andare a Dio, perché di fatto – ribadisce Teresina – è Dio che viene a noi e ci chiama sempre e comunque.
Questa è una “via” fatta di amore e non di timore, caratterizzata dall’abbandono e dall’amore di un bambino verso suo Padre. È con la certezza che, “se anche avesse commesso tutti i crimini di questo mondo”, potrebbe sempre andare, penitente, fra le braccia amorose del suo Dio.
La buona novella che portiamo a tutti, ammaestrate dalla sua esperienza e dalle sue parole, è che Dio “è padre e madre” per ogni sua creatura e tiene il nostro nome scritto sul palmo della sua mano, attirandoci a sé con legami d’amore tenerissimo.
Madre M. Crocifissa Curcio
Per la sua speciale missione di Fondatrice è colei che, avendo ricevuto il dono del carisma, ha saputo accoglierlo e coltivarlo con amore, nonostante i grandi sacrifici che questo le è costato fin dagli inizi nella città natale, per trasmetterlo a noi. Il grande modello di santità cui ella si è riferita per la sua vita personale è stata s. Teresa d’Avila, sia per gli eventi che gliel’hanno fatta conoscere, sia per l’evidente affinità umana e spirituale.
Ammiriamo e cerchiamo di imitare soprattutto il suo grande amore per il Signore Gesù, lo Sposo “che ci ha privilegiate fra mille”, il Cuore eucaristico appassionato per l’uomo e la sua fiducia verso la “tenera Madre del Carmelo”, specchio di gratuità e di dedizione totale a Cristo, protettrice potente che ci ha donato il suo abito.
Dal Cuore di Cristo, adorato soprattutto nel mistero dell’Eucaristia, madre M. Crocifissa impara a conoscere la sofferenza dell’intera Trinità per il rifiuto degli uomini, i suoi fratelli, verso Dio. L’amore per i fratelli, in lei, nasce dall’amore per Dio e si traduce in dedizione apostolica, in desideri missionari, in sollecitudine verso le giovani in necessità e slancio di condivisione della vita con i “piccoli”, ma anche in preghiera continua silenziosa e dinamica, in gioia di vivere, in impegno a fare silenzio in sé e attorno a sé, in capacità di sacrificarsi per aderire sempre più completamente allo Sposo e alla sua passione per la salvezza di ogni uomo. In questo modo la Madre è stata contemplativa nell’azione.
Anche le sue virtù umane sono per noi d’esempio: la pazienza nella sofferenza, l’attenzione a tutte coloro che il Signore le ha affidato, l’allegria, la fermezza sapientemente coniugata alla tenerezza materna e alla magnanimità, la ricerca dell’essenzialità riguardo i beni terreni, la rispettosa ma ferma chiarezza con cui ha “disobbedito agli uomini” per obbedire al progetto che Dio le aveva messo in cuore.
Padre Lorenzo van den Eerenbeemt
Il Padre, nella sua docilità allo Spirito, ha saputo scoprire il proprio carisma di Fondatore leggendo i segni del progetto di Dio che emergevano dalla storia e si è lasciato condurre con fiduciosa umiltà nella realizzazione del suo desiderio di essere totalmente consacrato a Dio e completamente donato alla Chiesa per l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, coinvolgendo “una schiera di anime sante” in questo progetto.
Egli è l’uomo che rimane umilmente nell’ombra, consapevole d’essere partecipe di un grande dono per la Chiesa, pieno di amore per l’Ordine Carmelitano – che pure non esita a lasciare, sebbene temporaneamente, per prolungare la propria missione presso le suore- , zelante per le missioni presso i non-cristiani e gli emigrati italiani all’estero.
Uomo colto e mite, che con generosità ed efficacia ha lavorato per la nascita della nostra Congregazione e ha dato vita alla parrocchia di S. Maria del Carmelo in Santa Marinella, dedicandosi con speciale amore ai giovani e mostrando in questo una grande abilità di educatore. Nella storia della Chiesa diocesana di Porto e Santa Rufina ha lasciato anche una traccia profonda.
Il suo rapporto con le suore era impostato sull’animazione spirituale e sempre in grande intesa con madre M. Crocifissa, suscitando e rafforzando nelle religiose la gioia della donazione apostolica ai giovani e ai bambini, nella parrocchia e all’interno dei nostri collegi, oltre che nelle lontane missioni. Era evidente il suo paterno amore e la sua dedizione per queste figlie del Carmelo chiamate alla missione: nei colloqui personali, nelle omelie, negli scritti che indirizzava alle comunità (da solo o con la Madre) e nel sacramento della Confessione.
Il suo amore per lo studio e per la trasmissione della cultura, come mezzo di preparazione professionale e di evangelizzazione, così come la sua attenzione alla Parola di Dio, rimangono indelebili nel nostro carisma, al pari del suo amore per la vita missionaria. Sono significative per noi le sue intuizioni circa l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, da fondare sulla Parola di Dio, temi circa i quali egli è stato un vero precursore dei tempi.
La sua attenzione alla storia è dimostrata da molti fatti e specialmente dal volume della “Cronistoria della Chiesa di N. S. delle Vittorie in Santa Marinella”, vera cronaca quotidiana della vita parrocchiale realizzata con parole e immagini, prezioso documento dei primi anni di vita della nostra congregazione.